“… in te si correggono le austere doti del tuo maggior fratello: il Barolo. Tu più morbido, più pastoso, più soave, quasi di femminea voluttà soffuso; tu ne delizi di delicate fragranze; tu ne diffondi per le vene una sana vigoria, dolce suaditrice d’amore; tu susciti le correnti del pensiero in una primavera d’estri e di penetrazioni; tu la bontà generosa e feconda infondi nei cuori. A te non sono misurati i calici, come conviensi ai pesanti e capitosi tuoi rivali; a te ogni ora è propizia e ogni vivanda buona compagna. Salve, bottiglia di Barbaresco! Sii delle mense regina. E’ tuo l’avvenire: trionfa!”
Il Barbaresco di Domizio Cavazza
“… in te si correggono le austere doti del tuo maggior fratello: il Barolo. Tu più morbido, più pastoso, più soave, quasi di femminea voluttà soffuso; tu ne delizi di delicate fragranze; tu ne diffondi per le vene una sana vigoria, dolce suaditrice d’amore; tu susciti le correnti del pensiero in una primavera d’estri e di penetrazioni; tu la bontà generosa e feconda infondi nei cuori. A te non sono misurati i calici, come conviensi ai pesanti e capitosi tuoi rivali; a te ogni ora è propizia e ogni vivanda buona compagna. Salve, bottiglia di Barbaresco! Sii delle mense regina. E’ tuo l’avvenire: trionfa!”
Domizio Cavazza, Ode al Barbaresco (Barbaresco e i suoi vini, 1907) .
La nascita e le origini di questo grande vino sono legate strettamente a questo uomo.
Il prof. Cavazza non era di Barbaresco; nacque nel 1856 a Concordia sul Secchia, in provincia di Modena. Si laureò nel 1878 in agraria a Milano, vinse una borsa di studio che gli permise di frequentare la Scuola Nazionale di Agricoltura a Montpellier dove approfondì il ramo della viticoltura ed enologia. Tornato in Italia nel 1881 gli venne assegnato un importante incarico da parte dell’allora Ministro della pubblica istruzione Michele Coppino, fondare e dirigere la Scuola pratica di Viticoltura ed Enologia ad Alba, in provincia di Cuneo. In dieci anni diede grande lustro e prestigio a questo istituto “nato con l’arduo compito di emancipare i vignaiuoli da quel secolare empirismo che è nemico del progresso.” Successivamente il prof. Cavazza passò alla direzione della Regia scuola superiore di Conegliano Veneto. Nel 1893 venne chiamato alla direzione dell’Ufficio Tecnico Agrario a Bologna.
Il 1894 è una data storica, Domizio Cavazza acquistò il castello di Barbaresco (con alcuni vigneti annessi) e nello stesso autunno fondò le Cantine Sociali di Barbaresco riunendo intorno a se una stretta cerchia di produttori fedeli al suo progetto. Come scriveva Domizio Cavazza nel libello “Barbaresco e i suoi vini (1907)”: la bontà di un’istituzione non si misura solo dall’utile diretto portato ai suoi componenti, quanto dall’influenza benefica che arreca indirettamente a quanti si trovano compresi nella sua sfera d’azione”. Queste importante effetto venne raggiunto con tre mezzi:
Corretta vinificazione dell’uva Nebbiolo di Barbaresco. Il Cavazza, grazie all’esperienza maturata a Montpellier e ai risultati che Cavour aveva ottenuto con l’aiuto del Conte Odart e Sambuy presso le cantine del Re Carlo Alberto a Pollenzo, perfezionò la tecnica di coltivazione e vinificazione dell’uva Nebbiolo.
Limitare le oscillazioni dei prezzi di mercato dell’uva Nebbiolo. Il mercato dell’uva in quegli anni era fatto sulle piazze delle città e spesso veniva deciso da scaltri commercianti che accordandosi acquistavano l’uva a modici prezzi. Questo problema non era riservato esclusivamente al Nebbiolo ma a tutte le varietà coltivate in provincia di Cuneo. Il basso prezzo dell’uva aveva portato ad una scarsa crescita globale del territorio. Quanto fatto da Cavazza e i suoi collaboratori con il Nebbiolo a Barbaresco fu l’esempio dell’effetto benefico portato da una migliore gestione viticola ma accompagnata da un’adeguata remunerazione.
Diffondere la conoscenza del Nebbiolo di Barbaresco. Importante effetto sulla produzione del territorio poiché divulgando i risultati delle ricerche e le tecniche di vinificazione anche i produttori privati poterono produrre un vino di qualità a prezzi remuneratori.
Questo importante lavoro di riqualificazione del Nebbiolo diede i suoi frutti, è il 1899 quando Teobaldo Calissano, onorevole a Roma, presenta un disegno di legge per la salvaguardia dei veri vini di Barolo e Barbaresco da frodi e falsificazioni. Nonostante il problema fosse attuale, il governo non accolse la proposta dell’onorevole Calissano quindi nel 1908 i produttori di uva e vino Nebbiolo di Barbaresco reagirono e decisero di riunirsi in un’associazione sindacale per la tutela della produzione e del commercio del Nebbiolo di Barbaresco. Questa iniziativa venne emulata qualche settimana dopo anche dai produttori di Barolo.
E’ il 9 agosto 1913 quando Barbaresco e tutta la Langa devono dare l’addio al prof. Domizio Cavazza, questa data segnò l’inizio di un periodo nefasto per Barbaresco e per tutto l’albese, quelli furono gli anni della Grande Guerra che oltre a portare devastazione privò questo territorio della spinta che avrebbe lanciato i vini dell’albese in tutto il mondo, ritardandone la loro affermazione.
Un’altra batosta arriva pochi anni dopo con la chiusura di molte cantine sociali, che prive di aiuti falliscono. Nel 1925 segnaliamo la chiusura della cantina sociale di Barbaresco. Questi sono anni difficili per la gente di Barbaresco che si trova priva di due importanti punti di rifrimento: il professor Cavazza e la cantina sociale. Dal punto di vista della tutela del vino Barolo e Barbaresco vengono fatti importanti progressi. Il 18 marzo 1926 viene emanata la legge che inizia l’opera di tutela dei vini tipici e nel 1934 nasce ufficialmente il Consorzio per la difesa del Barolo e del Barbaresco.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta tornarono alla ribalta le realtà cooperative del Barolo e del Barbaresco. A Barbaresco nel 1958 viene fondata la cooperativa Produttori del Barbaresco, dal parroco Don Fiorino Marengo che, seguendo le orme lasciate dal Cavazza, riunisce nuovamente i viticoltori della zona specializzandosi nella produzione del Barbaresco. Nella zona del Barolo la cantina sociale Terre del Barolo muove i suoi primi passi sotto la sapiente guida di Arnaldo Rivera. Finalmente con il DPR del 23 aprile 1966 fu concessa al Barolo e al Barbaresco la Denominazione di Origine Controllata (DOC). Questo intervento legislativo viene considerato fondamentale poiché pose le basi del miglioramento qualitativo di questi vini, regolamentandone la sua produzione in vigna e in cantina (disciplinare di produzione). Il 1 luglio 1980, con decreto presidenziale, venne conferita al Barolo la Denominazione di origine controllata e garantita (DOCG). La DOCG rispetto alla DOC presenta alcune differenze più ristrettive tra cui ad esempio il doppio controllo dei vini in fase di imbottigliamento. Al Barbaresco venne riconosciuta la DOCG solamente pochi mesi dopo, il 3 ottobre 1980.
Nel 1997 viene avviata nelle due DOCG la mappatura delle Menzioni Geografiche aggiuntive, dal Consorzio di tutela del Barolo Barbaresco, al fine di identificare delle zone ed esaltare la diversità di vini prodotti all’interno della stessa denominazione. Questo importante lavoro venne ultimato a Barbaresco nel 2007 mentre a Barolo nel 2010.
Questa è la storia di uomini e donne che con passione e coraggio hanno saputo ottenere un prodotto, esaltato da un territorio unico per quanto riguarda l’aspetto pedoclimatico. Un connubio indispensabile per il raggiungimento di questi importanti risvolti qualitativi.
Un sentito ringraziamento alle persone che ci hanno fornito materiale e aiuto permettendo la stesura di questa sintesi, ricordiamo in particolare l’Enoteca regionale del Barbaresco e Giancarlo Montaldo.
BIBLIOGRAFIA FANTINI, Lorenzo, Monografia sulla Viticoltura ed enologia nella provincia di Cuneo CAVAZZA, Domizio, Ode al Barbaresco (Barbaresco e i suoi vini, 1907) Atlante delle vigne di Langa, Slow food editore Terra di grandi vini Barbaresco, Deagostini MONTALDO Giancarlo, CONTI Beppe, Una grande annata, storie di vino e di sport, Graphot editrice